Giappone 1 - Palazzo Reale 0

Domenica col blocco auto, a Milano. Che fare, una volta finita la fase pigrizia-e-colazione-a-letto? Potrei approfittare e mettere in ordine il cassetto delle calze. Ahahahaha, scherzavo. Prendiamo il tram e andiamo a vedere la mostra Giappone: potere e splendore a Palazzo Reale.


Arriviamo nel cortile di Palazzo Reale alle 11. Giornata uggiosa + blocco del traffico = folla oceanica e coda molto sostenuta. Va bene, non ci scoraggiamo: il Giappone ci piace, la coda pare andare avanti regolarmente e poi via, ieri sera abbiamo vinto un oro (miracolo a Vancouver) e siamo di buon umore.

Il mio positive thinking viene però purtroppo stroncato in fretta da qualcosa cosa che non va. Negli anni dell'università ho fatto anche io la guardasale in un museo, sopportando freddo e noia per settemilalire lorde l'ora. Ma non mi sarei mai sognata di avere l'atteggiamento di scazzo che ho visto oggi dai dipendenti comunali (non universitari ventenni).
Un esempio di quel che intendo dire? Arrivano due turisti stranieri. "where is the entrance?". Nessuna risposta, solo sguardi vacui e un continuo "di là, deve fare la coda di là". Non uno solo degli uscieri conosce una parola in inglese.
Non si contano quelli che fumano. Ok, siamo all'aperto sotto al porticato, ma questa cosa di fumare mentre lavorano e parlano col pubblico proprio non mi va.

Umore un po' guastato, insomma: ma finalmente entriamo. Alla bigliettaia chiedo se, per caso, vale lo sconto di ingresso di cui ho sentito parlare sul Corriere. Mi dà una risposta complicatissima (lo sconto vale se ritorni nello stesso giorno... o no, forse anche un altro giorno... a vedere un'altra mostra, cioè forse sempre questa, o era quella di Schiele...), al che io non capisco e mi sento rispondere: non è che posso stare qui a spiegarle tutto, c'è la gente vede? non perdiamo tempo... sono 9 euro!

Meno male che dentro mi sono fata ammaliare dai fiori di ciliegio, dalla grazia delle gheishe e dalla pace zen della cerimonia del tè e il nervoso è un po' sbollito.

Certo che se è questa la Milano con ambizioni internazionali di Expo, di grandeur e di cosmopolitismo, siamo messi bene!

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